I dati relativi agli inizi del 2023 ci dicono che le assunzioni sono in crescita. Stando al Bollettino del Sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e pubblicato online, il primo trimestre del 2023 avrebbe visto la ricerca di 1.307.070 lavoratori da parte delle aziende, con una crescita di 149 mila unità rispetto al 2019, ultimo anno di “normalità” prima dell’emergenza sanitaria che ha colpito l’Italia e il mondo a partire dal 2020. Ma alla crescita delle ricerche da parte delle aziende corrisponde purtroppo anche un incremento delle difficoltà di reclutamento, con tante aziende che non trovano personale. «Bene che il mercato del lavoro sia in ripresa e che le assunzioni siano in aumento. Ciò dimostra la resilienza di cui sono capaci le nostre imprese nonostante le crisi degli ultimi anni e gli aumenti energetici dell’ultimo periodo » ha spiegato per esempio il presidente Conflavoro PMI, Roberto Capobianco, aggiungendo però che «le aziende stanno continuando a riscontrare difficoltà nella ricerca di personale qualificato e specializzato». E il mismatch è presente nei più diversi settori, da quello delle telecomunicazioni fino a quello del turismo: cosa dovrebbero fare le singole aziende per superare questo ostacolo?

Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro nel 2023

Il fenomeno del mismatch non è improvviso, né tantomeno passeggero: questo è un presupposto che non può essere trascurato. Non si è iniziato ieri a parlare di aziende che non trovano personale, e non si smetterà di farlo domani. Si tratta di una criticità che sta diventando patologica nel mercato italiano. Secondo il Bollettino del Sistema informativo Excelsior la difficoltà nel colmare le posizioni lavorative a inizio 2023 è pari al 45,6%, laddove l’anno corso nello stesso periodo si parlava del 38,6%. Cosa blocca le assunzioni? Nella maggior parte dei casi è l’effettiva mancanza di candidati, con processi di selezione del personale che semplicemente non riescono a partire; in altri casi invece i candidati sono presenti, ma non presentano le necessarie competenze per poter essere presi in considerazione per i ruoli ricercati. Stando al Bollettino, sono 5 le aree settoriali che accusano più delle altre il mismatch: si parla nello specifico del settore commercio e riparazioni di veicoli, con una difficoltà di reperimento del 55%; delle industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo, con criticità nel 53% dei casi; e infine dei comparti delle industrie del legno e del mobile, delle costruzioni e dei servizi informatici e delle telecomunicazioni. In queste ultime 3 aree, la difficoltà si attesta al 52%.

Le aziende non trovano personale, il paradosso del mercato del lavoro

Quello che le aziende si trovano ad affrontare sembra da diversi punti di vista un paradosso. Lo scenario vede da una parte delle aziende che non trovano personale, e dall’altra un milione circa di giovani under 35 inattivi, che non cercano un’occupazione e che non studiano. Non va poi trascurata la porzione importante di giovani tra i 25 e i 34 anni che negli ultimi anni sono espatriati proprio per trovare un lavoro. A questo proposito, uno studio di Confartigianato pubblicato l’anno scorso collocava il nostro paese al primo posto in Unione Europea per quanto riguarda la distanza dei ragazzi dal mondo del lavoro: il valore di questa distanza è del 23%, laddove nella media EU si parla del 12%.

La mancanza di competenze

E come visto a bloccare le assunzioni da parte delle aziende non è solamente la mancanza oggettiva di candidati che svuota i processi di selezione del personale. Spesso, anche a fronte di una presenza massiccia di candidati, il problema è dato dalla mancanza delle competenze: nella maggior parte dei casi le skill carenti sono quelle in campo ICT, un deficit che pesa come una zavorra sul mercato del lavoro italiano e sulla capacità delle aziende di affrontare l’evoluzione tecnologica. E questo accade in un paese in cui ogni mese si contano circa 10.000 ricerche per specialisti e tecnici ICT, una domanda continua che resta in molti casi senza risposta. Per superare questo ostacolo è necessario agire su larga scala, ripensando il mondo della formazione, migliorando il mondo del lavoro e, come dicono alcuni, con ulteriori incentivi per la trasformazione digitale delle PMI. Ma cosa possono fare adesso le aziende che non trovano personale per risolvere i propri problemi di reclutamento?

Difficoltà di reclutamento: cosa possono fare le aziende

Un’azienda non può rimanere bloccata per l’incapacità di individuare i talenti giusti. In uno scenario di questo tipo diventa fondamentale investire sull’employer branding, per rendere la propria azienda più attrattiva, così da assicurarsi i “pochi” professionisti qualificati, garantendosi così un grande vantaggio competitivo. Ma non è tutto qui, un’altra arma è quella dell’investimento sulla formazione interna, nonché sulla fidelizzazione dei dipendenti, così da ridurre il turn over. Pur mettendo in atto queste strategie, però, resta indispensabile affacciarsi periodicamente al mercato del lavoro per cercare nuovi talenti: per sostituire collaboratori in uscita, oppure semplicemente per rispondere a nuove esigenze dovute alla crescita dell’azienda o all’arrivo di nuove tecnologie. Ecco allora che il processo di selezione del personale deve essere ottimizzato al meglio, per aumentare le probabilità di arrivare all’assunzione del candidato ideale e necessario.

L’head hunter per rendere il processo di ricerca e selezione più efficiente

In questo contesto l’aiuto di un cacciatore di teste diventa altamente prezioso. Non solo perché un head hunter può condurre in modo più efficace il processo di selezione, e non solo perché questo servizio in outsourcing libera del tempo prezioso per il reparto HR. A fare la differenza è il modo di operare tipico dell’head hunting, il quale – non basandosi esclusivamente sulla semplice pubblicazione di un annuncio di lavoro – va a inserire nel processo anche i candidati passivi, ovvero professionisti qualificati che non sono alla ricerca attiva di lavoro, ma che potrebbero essere seriamente interessati a una nuova offerta. Grazie al proprio ampio network di contatti, gli head hunter specializzati nelle singole aree professionali come quelli di Adami & Associati possono quindi mettere in campo dei processi di selezione che partono già di per sé avvantaggiati: vuoi superare l’ostacolo del mismatch? Contattaci, ti aiuteremo a individuare i professionisti di cui hai bisogno!

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