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Covid manager: chi è, cosa fa e quali sono le sue skills

Ogni anno spuntano delle nuove professioni. Nella maggior parte dei casi, negli ultimi anni, abbiamo assistito alla nascita di nuove professioni legate allo svilupparsi di nuove tecnologie: parliamo quindi dei vari Digital Strategist, dei Data Scientist, dei Cloud Architect, dei Community Manager e via dicendo. Questo 2020, però, è stato anormale anche per la creazione di nuovi mestieri. L’emergenza sanitaria ha infatti influenzato anche questo aspetto, portando per esempio alla diffusione di un ruolo fino al 2019 assolutamente isolato, come quello del capo del lavoro da remoto. Con il crescere della pandemia, infatti, sono state sempre di più le aziende che sono ricorse allo smart working, andando quindi incontro alla necessità di avere un responsabile che si occupasse dell’organizzazione del lavoro da remoto: da qui, per l’appunto, il diffondersi della figura dell’Head of remote Work. Ma questa è solo una delle nuove figure professionali introdotte dalla pandemia. Un’altra figura centrale, da questo punto di vista, è ovviamente quella del Covid manager.

 

Il Covid manager, anche detto Office manager

Chi è il Covid manager? Possiamo guardare a questa figura come a una peculiare evoluzione del ruolo di Office manager. Quest’ultimo, anche chiamato capo ufficio, è il responsabile delle attività all’interno di un ufficio, ed è quindi deputato alla gestione delle persone, delle risorse e delle mansioni, con l’obiettivo che tutto funzioni al meglio. Tra i compiti fondamentali dell’Office manager c’è quello di assicurarsi che tutte le normative vengano rispettate. E si sa, con l’emergenza sanitaria le regole da rispettare nei luoghi di lavoro sono cresciute in modo importante, tanto da giustificare l’entrate in gioco del Covid manager. Si tratta di una figura che, a partire dalla primavera del 2020 – come vedremo anche in seguito all’introduzione di particolari normative regionali – è stata molto ricercata, soprattutto per quanto riguarda le aziende di grandi dimensioni, che hanno deciso di investire in sicurezza a partire dal rientro dopo il lockdown. Il Covid manager, dunque, è il figlio della fase 2 della gestione della pandemia Covid-19: in certi casi può essere una figura assunta a questo specifico scopo, dopo un apposito processo di ricerca e selezione del personale,  mentre altre volte può trattarsi di un responsabile già presente all’interno dell’azienda, alla quale vengono assegnati nuovi importanti compiti. Di quali compiti si sta parlando nello specifico?

Quali sono i compiti di questo responsabile?

Di che cosa si occupa il Covid manager? La necessità di un Covid manager è nata nel momento in cui il Governo e le singole Regioni hanno iniziato a introdurre delle regole sempre più stringenti per la gestione del contagio, obbligando dunque le aziende a rispettare delle norme del tutto peculiari. Le aziende, da parte loro, si sono trovate a dovere mettere in pratica e imporre un ampio corpus di regole nuove, per proteggere i proprio dipendenti e i propri clienti, nonché per evitare pericolose sanzioni, dannose chiusure o persino, in certi casi, strascichi penali. Ecco quindi che è stato introdotto il Covid manager, e quindi uno speciale responsabile chiamato a gestire la sicurezza nei posti di lavoro. Il suo compito precipuo è quello di controllare che tutti i dipendenti rispettino le misure anti-contagio introdotte dall’azienda stessa nonché ovviamente dal Governo mediante i diversi – e sempre nuovi – decreti. Spetta al Covid Manager, quindi, mettere in pratica quanto previsto dal protocollo aziendale: deve dunque controllare che i dispositivi di protezione individuale siano debitamente indossati, che gli assembramenti siano evitati, che il distanziamento tra le persone sia costante, e deve supervisionare i controlli agli accessi e il coordinamento tra medici del lavoro. Sta al Covid manager, inoltre, organizzare la risposta aziendale in caso di individuazione di un elemento a rischio. Non si parla, quindi, di compiti banali: quali competenze e soft skills bisogna avere per diventare Covid manager?

Il capo ufficio ai tempi dell’emergenza sanitaria: le competenze necessarie

Va detto che, a partire da maggio, in Italia sono stati organizzati diversi corsi per diventare Covid manager. Si tratta nella maggior parte dei casi di corsi brevi, della durata di circa 50 ore, che permettono al futuro Covid manager di apprendere tutte le basi per poter intraprendere questa nuova mansione. É necessario per esempio conoscere tutte le disposizioni del Governo ed eventualmente delle Regioni in materia di sicurezza sul luogo di lavoro e di dispositivi di protezione individuale, nonché ovviamente conoscere in modo specifico tutti i modi in cui può avvenire il contagio. Il Covid manager, quindi, deve sapere alla perfezione come prevenire il contagio in azienda, per poter poi concretizzare al meglio il protocollo sul luogo di lavoro. Sta a lui, infatti, controllare non solo il comportamento quotidiano dei dipendenti, ma anche definire e monitorare la sanificazione dei locali, l’approvvigionamento continuo dei dispositivi di protezione del personale e via dicendo.

Come si può intuire, alla lista di hard skills necessarie si aggiunge anche un breve ma importante elenco di soft skills. Il Covid manager deve essere curioso e deve essere propenso all’aggiornamento continuo, avendo a che fare con frequenti aggiornamenti dei decreti e dei protocolli. Dovendo ergersi come controllore, inoltre, questo responsabile deve avere una sufficiente autorevolezza, nonché mostrare una capacità superiore alla media di lavorare sotto stress.

Il Covid manager introdotto dalla Regione Veneto

In Italia si è iniziato a parlare seriamente di Covid manager a partire dal 12 maggio, giorno in cui la Regione Veneto, attraverso una delibera, ha introdotto un manuale speciale per le aziende da seguire in tempi di pandemia. Nella delibera si legge che il Covid manager è colui che  “svolge funzioni di coordinatore per l’attuazione delle misure di prevenzione e controllo e con funzioni di punto di contatto per le strutture del Sistema Sanitario Regionale”. Già attraverso un comunicato regionale del 30 aprile, del resto, si era chiarito che questo responsabile “dovrà essere individuato dal datore di lavoro in ogni azienda come un referente unico tra i soggetti componenti la rete aziendale della prevenzione ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, verosimilmente nella figura del datore di lavoro stesso (soprattutto per le micro- e piccole aziende) o del responsabile del Servizio di prevenzione e protezione (RSPP), o comunque tra i soggetti aventi poteri organizzativi e direzionali”.

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