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Capo del lavoro da remoto: nuova figura dagli USA

Dei vantaggi dello smart working parliamo ormai da anni. Sì, perché il lavoro agile, come lo chiamiamo in Italia a livello normativo, garantisce un sacco di benefici, per l’azienda come per il dipendente. Quest’ultimo può infatti avere maggiore libertà, lavorando da postazioni differenti e con orari più flessibili, senza doversi recare necessariamente in ufficio tutti i giorni. Questo permette per esempio di coniugare in modo migliore la vita privata con quella professionale, di avere più tempo per sé stessi e via dicendo. L’azienda, dal canto suo, può contare su una produttività maggiore – in quanto i dipendenti più felici tendono a lavorare meglio – su costi minori per gli spazi lavorativi e su un tasso minore di assenteismo. Va poi sottolineato quanto la presenza di una buona politica per lo smart working possa fare bene per l’employer branding, con tutti i vantaggi che questo può avere per l’attrazione dei migliori talenti. Non sono, però tutte rose: nel momento in cui lo smart working è stato introdotto in via emergenziale in occasione dell’emergenza sanitaria, infatti, le aziende hanno potuto conoscere anche i lati potenzialmente negativi dello smart working, i quali si sono fatti sentire in modo concreto in tutti i casi in cui le imprese non si sono mostrate debitamente preparate. Si pensi, per esempio, ai problemi legati alla comunicazione, con dei flussi interrotti tra colleghi, nonché tra subordinati e responsabili. Già nelle prime settimane di smart working si è poi intuito che, senza un’organizzazione ottimale del lavoro, il rischio per il lavoratore è quello di andare incontro a uno stressante livello di overwork, vanificando così i vantaggi del lavoro agile per la gestione della vita privata. Per prevenire questi e altri problemi, e per potenziare al massimo gli effetti positivi del lavoro agile, negli Stati Uniti stanno aumentando le aziende che si sono messe alla ricerca di un Head of Remote Work, ovvero di un capo del lavoro da remoto. Di che cosa si occupa questa nuova figura?

Una nuova figura dagli Stati Uniti

Fino al 2019, in Italia, si contavano circa 500 mila smart worker: tanti erano i dipendenti che avevano già approfittato delle possibilità offerte dal lavoro agile. A maggio del 2020, stando ai numeri di un’indagine condotta dalla Cgil e dalla Fondazione Di Vittorio, gli smart worker italiani erano 8 milioni. Qualcosa insomma è cambiato, in profondità. Una forte crescita dello smart working si è conosciuta del resto anche all’estero, anche lì dove il lavoro agile aveva già cominciato a essere una realtà consolidata ancor prima della pandemia. Parliamo ovviamente degli Stati Uniti, Paese in cui per la prima volta è stato assunto un capo del lavoro da remoto. A fare da apripista sarebbe stata, nel 2019, l’azienda GitLab, una software house che proprio l’anno scorso ha deciso di assumere il primo capo del lavoro da remoto. Non stupisce che il primo Head of Remote Work sia spuntato proprio in casa GitLab: si tratta di un’azienda che ha istituito lo smart working per tutti i dipendenti già nel 2011.

Il primo tra i capi del lavoro da remoto è per l’appunto Darren Murph, 36 anni, con un passato di consulente per la comunicazione. Come ha spiegato in un post pubblicato su LinkedIn, «The smartest, most transparent, and most progressive companies transitioning to remote will hire an executive to lead their journey in the next one to two years. This hire (or the lack thereof) will be a litmus test to job seekers who expect remote work to be supported, not merely allowed». In poche parole, è anche sulla presenza o assenza del capo del lavoro da remoto che si misurerà, a partire da domani, il valore di un’impresa. In uno scenario in cui sempre più aziende decidono di assumere un Head of Remote Work, in effetti, è plausibile che i migliori talenti tengano in alta considerazione la presenza di un simile responsabile prima di decidere se accettare o meno l’offerta di lavoro di un’azienda.

Facebook, Quora e Twitter alla ricerca di un capo del lavoro da remoto

Come ha sottolineato Darren nel suo post, «GitLab, GitHub, Facebook, Quora, and Twitter (and others!) are all hiring for, or already employ, a person or team whose full-time job is to ensure that remote work, works». I giganti della digital economy, insomma, sono alla ricerca di un capo del lavoro da remoto. Di fronte alla rivoluzione che lo smart working sta apportando nelle aziende globali – anche a causa dell’accelerazione impressa dal Covid-19 – non ci si può stupire che molte aziende si stiano attrezzando per rendere ancora più efficiente il lavoro agile. Lo stesso Facebook, come anticipato, ha iniziato a ricercare un capo del lavoro da remoto poco dopo avere comunicato che i propri dipendenti potranno continuare – su richiesta – a lavorare da remoto. Sulla pagina Careers del social network per eccellenza si legge che «Cerchiamo un direttore del lavoro da remoto che guidi questa strategia e collabori con un ampio gruppo di partner interfunzionali per approntare questo passaggio al modo in cui progettiamo le nostre organizzazioni e far crescere il nostro personale. Il direttore del lavoro a distanza sarà un pensatore strategico capace di comprendere team distribuiti e virtuali, un eccezionale costruttore di relazioni e un agente di cambiamento». Il responsabile ricercato da Facebook deve mostrare un particolare acume per la gestione, per ottimizzare i processi di questa importante rivoluzione.

Head of Remote Work: le funzioni di questo nuovo manager

Ma cosa dovrà fare nel concreto il capo del lavoro da remoto? Si tratta di una figura ibrida, che dovrà eliminare tutti i principali problemi legati allo smart working. Dovrà aiutare l’azienda a gestire nel modo migliore le questioni legate alla strumentazione informatica per potenziare al massimo il lavoro dei dipendenti in smart working, nonché organizzare al meglio il lavoro all’infuori dell’ufficio, per eliminare a monte i tassi di overwork. Sarà lui, inoltre, a spiegare come sviluppare dei progetti remote friendly. Ma non è tutto qui. Sarà suo compito dare i suggerimenti necessari per mantenere viva ed efficace la cultura aziendale anche in epoca di smart working, nonché per garantire una comunicazione continua – ma non invadente – tra dipendenti in sede e dipendenti in modalità lavoro agile. Un lavoro certamente complesso, per quella che sarà, tra non molto, una figura  professionale molto ricercata.

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