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Lavorare in Svezia: istruzioni per l’uso

La Svezia è riconosciuta per la qualità ed efficienza del suo modello economico. Angelica Nilsson di TePe ne illustra i pregi e le differenze con quello italiano

Nel mercato europeo la Svezia è ad oggi in una situazione economica favorevole se paragonata ad altre nazioni. L’economia svedese funziona e i primi a riconoscerlo sono proprio gli altri stati che ammirano la stessa per solidità economica e benessere generale che accomuna i suoi cittadini. 

La Svezia sul lavoro si è distinta nel corso della storia per la sua innovazione e per i suoi adattamenti strutturali che l’hanno portata ad essere una delle realtà socio-economiche più stabili e invidiate nel mercato europeo. Ecco perché si sente spesso parlare di un “modello economico svedese”  capace di combinare solidarietà, merito, consenso e partecipazione e che da sempre incuriosisce il resto d’Europa, la quale cerca di carpirne il metodo e le dinamiche per poterlo poi sfruttare nel proprio contesto culturale.

La nostra società di ricerca e selezione del personale Adami&Associati vuole approfondire l’argomento intervistando Angelica Nilsson, Country Manager superefficiente di TePe, azienda svedese leader nella produzione e commercializzazione di articoli per l’igiene orale.

Quali sono le differenze evidenti nella gestione del business dei due Paesi?

Premetto che non lavoro più in Svezia dal ’94, che sono cresciuta professionalmente in Italia, ed ho una laurea in Management ed HR. La prima evidente differenza nella gestione del business riguarda l’approccio con i collaboratori: in Svezia ogni collaboratore è importante e la gerarchia è praticamente inesistente rispetto ad una realtà come quella italiana. Esiste poi il famoso consenso che rende la Svezia unica nel suo genere, anche se può essere visto con frustrazione in altri paesi perché facciamo molte riunioni per arrivare tutti ad essere d’accordo su un determinato argomento. In Svezia c’è l’idea che bisogna condividere tutto con gli altri collaboratori: è un processo lungo e frustrante per chi non è abituato a questa comunicazione, ma rende più chiaro il raggiungimento dell’obiettivo perché quando tutti sono concordi sulla direzione, dopo il percorso è veloce e in discesa. In Svezia sul lavoro tutti devono essere on board diversamente dall’Italia, in cui l’approccio è più top down, dove si danno ordini e direttive dall’alto.

Non essendoci gerarchia, quali sono allora le caratteristiche di un leader svedese. Se non sono quelle di autorità, come esplica le sue doti di capo?

La mia domanda è: Perché un capo deve essere autoritario? Anche un genitore non ha bisogno di essere autoritario per essere un buon genitore. Un’autorità non porta buoni risultati con i collaboratori così come non li porta con i figli. Esistono anche molte teorie motivazionali a riguardo. Autoritari è diverso da autorevoli, cosa che un buon capo può e deve essere. Un buon capo è una persona che riconosce i suoi collaboratori e le loro capacità, sa dare responsabilità nella gestione del lavoro, è una persona capace di usare la propria esperienza e capacità per dare i consigli migliori, non gli ordini. Si potrebbe dire che in Svezia sul lavoro il capo è un coach e mentor.

Sulla base della sua esperienza, che ne pensa del luogo comune: nordico/freddo e metodico e mediterraneo/latino più istintivo?

Penso si tratti di uno stereotipo: spesso la persona non estroversa viene percepita come fredda, ma non vuol dire che sia realmente così, abbiamo solo modi diversi di mostrare ed esprimere affetto. Ad esempio credo che l’amicizia in Svezia sia più genuina che in Italia, dove viene data più importanza al nucleo famigliare o al partner. Trovo ci sia più falsità nei rapporti in questo senso. Vedo più sincerità e attenzione ai rapporti umani in Svezia, anche dopo il fidanzamento/matrimonio. Inoltre noi svedesi tendiamo a a dare più fiducia sul lavoro che in Italia. Se un dipendente si sente controllato e non è motivato non può lavorare con serenità, compromettendo produttività ed efficienza. L’approccio svedese è di dare al lavoratore tutte le pause di cui si ha bisogno, anche in Italia ora iniziano ad esserci iniziative simili, si iniziano a capire i benefici dello smart working e anche qui adesso si ha la possibilità di lavorare da casa se il tipo di lavoro lo permette. Un dipendente che ha più libertà di gestione della propria vita privata e del proprio lavoro è una persona più felice e di conseguenza più produttiva.

Facendo un paragone in ambito lavorativo cosa potrebbero potrebbero imparare gli italiani dagli svedesi e viceversa?

In Italia c’è più trasparenza, anche quando si “sbotta”: se qualcosa non va in un rapporto è più facile venga discusso, c’è meno paura di confrontarsi rispetto alla Svezia. Gli italiani invece dovrebbero imparare a studiare le teorie motivazionali e capire come si motiva il personale: responsabilizzare le persone, avere fiducia, credere nei propri collaboratori e spronarli a dare il meglio. Bisogna essere anche disponibili a dare consigli ai dipendenti quando sbagliano. Sbagliando si impara, bisogna dare la libertà di sbagliare. Un’altra cosa importante è il team working: l’azienda non va avanti per una o poche persone ma per tutte le persone. Questo vuol dire anche gli operai, senza di loro non avremmo prodotti da vendere. Tutti siamo importanti nel team di lavoro.

Sappiamo che TePe applica un codice etico dei dipendenti come ad esempio la “no smoking company”. Quali sono i benefici che trae l’azienda rispetto a realtà colleghe che non lo applicano?

Noi lo chiediamo sempre durante il colloquio e potrebbe essere un fattore decisivo per la selezione. Questa prassi nel nostro campo è molto importante per le figure Sales, perché non è possibile andare in uno studio odontoiatrico parlando dei nostri prodotti e dei problemi del cavo orale, ed essere dei fumatori. I Sales sono veri e propri ambasciatori che rappresentano l’azienda, mettono la faccia con il cliente ed è dunque importante che trasmettano i valori fondamentali dell’azienda. Deve sentirsi la loro vera passione per il proprio lavoro e la convinzione in cosa si sta facendo, altrimenti viene a meno la loro credibilità.

La Svezia è spesso invidiata per il suo metodo: è un luogo comune o trova che effettivamente abbiate una struttura diversa rispetto al resto d’Europa? Cosa invece reputa migliorabile nel vostro modello organizzativo?

La Svezia ha le sue particolarità, vero. Ad esempio è la coppia ad essere incinta, non la donna. Avere dei figli, essere in maternità, non è una responsabilità solo femminile ma coinvolge entrambi i genitori e questo permette all’uomo di assumersi le proprie responsabilità e alla coppia di imparare a gestirsi. Inoltre è una premessa nel mondo del lavoro più paritaria tra uomo e donna. Ho già indicato la libertà che i dipendenti hanno nel gestire vita privata e vita professionale. Un altro esempio è il lavoro a turni, come ad esempio in ospedale, dove esiste la libertà dei dipendenti di comunicare le proprie preferenze di orario cioè quando si preferisce lavorare. Chi ha una famiglia spesso preferisce avere il weekend libero, mentre altri preferiscono lavorare il fine settimana perché guadagnano di più. Bisogna dare la possibilità di scegliere e intervenire solo se è necessario per mettere d’accordo tutti. Se il personale è scontento può mandare in fallimento un’azienda. L’insuccesso a volte è frutto di un management errato.

Cosa reputa sia sia migliorabile nel modello organizzativo Svedese?

La perfezione non esiste, tutto è sempre migliorabile. Non vivo in Svezia da tanto tempo ma so che c’è malcontento tra gli insegnanti, problemi nella scuola come in Italia. L’insegnante è uno dei professionisti più importanti per la società, ma in Svezia è un lavoro che ha perso credibilità ed il guadagno è nettamente minore rispetto ad altre professioni. Di certo non siamo una società perfetta, se tutti fossimo perfetti non avremmo uno sviluppo, l’imperfezione serve per creare sviluppo.

A livello personale, l’esperienza italiana come ha cambiato il suo punto di vista e il suo approccio?

Non posso sapere come sarei oggi se fossi rimasta in Svezia. Sicuramente dopo 20 anni di lavoro in Italia mi reputo un buon mix tra la mia svedesità di origine e gli influssi dello stile/cultura italiana. Sono una persona espansiva ed estroversa anche se sono cresciuta con un’educazione svedese. Una cosa che ho sviluppato, ma non posso dire se perché vivo in Italia, poteva accadere anche continuando a vivere in Svezia, è il sospetto: adesso ho un approccio molto più “dimostrami cosa sai fare per farmi fidare di te”. Quello che apprezzo molto degli italiani è che si possono dire le cose in faccia. Qui si può alzare la voce in un momento di stress in ufficio e poi riappacificarsi con una pacca sulla spalla e prendere un caffè insieme. In Svezia sul lavoro e nella vita privata questo non è possibile, essere troppo diretti non va bene, non è nella nostra cultura, le persone si sentirebbero offese o schiacciate. Un’altra cosa che mi piace qui in Italia è ad esempio poter dire dopo un lavoro complesso “Sono proprio contenta di me, di come l’ho svolto!”. In Svezia sul lavoro non potrei dirlo perché nessuno deve essere “più” dell’altra persona. Per noi è importante essere: “Just the right amount, not too much, not too little. Nobody wins, nobody lose. Everybody gets something.”  In svedese, Lagom.

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