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Smart working, i benefici di una nuova modalità di lavoro

Lo smart working porta numerosi benefici in termini di produttività e flessibilità, ecco i principali vantaggi di questa rivoluzione

Uno dei temi più dibattuti di questi ultimi mesi in ambito politico, sociale, e pieno di influssi diretti per il mondo HR, è quale sarà il futuro del tanto discusso disegno di legge sullo “smart working” che potrebbe attuarsi già nel 2016. Si parla di “lavoro agile”, di “work life balance”, di equilibri “win-win-win”, di digitalizzazione e delocalizzazione, di lavoro flessibile e mobile work, di nuove tecnologie abilitanti. E come sempre accade, tante parole, tanti quesiti, e tanta confusione. Proviamo a semplificare e a capire meglio le novità ed  i principali benefici dello smart working e cosa potrebbe portare nelle nostre vite.

Come è regolamentato lo smart working 

Il ddl indica che il dipendente o la dipendente possano lavorare fuori dai locali aziendali “per un orario medio annuale inferiore al 50% dell’orario di lavoro normale, se non diversamente pattuito”, senza l’obbligo di avere una postazione fissa. Lo scopo è quello di “incrementare la produttività e la conciliazione dei tempi di vita e lavoro” per migliorare in particolare le condizioni di lavoro dei giovani e delle donne. Vengono dunque introdotti nuove modelli e modalità di lavoro: il dipendente può organizzare il proprio lavoro in autonomia, con flessibilità sia del luogo dove svolge le sue prestazioni professionali che del suo orario lavorativo. 

Le opportunità e i benefici dello smart working risultano evidenti: il “lavoro agile” porterebbe un migliore equilibrio nel rapporto vita-lavoro, il suddetto “work life balance”, potendo il lavoratore gestire in modo più soddisfacente il tempo quotidiano da dedicare agli impegni lavorativi e alla vita privata. Per il datore di lavoro tutto ciò dovrebbe tradursi in una produttività più alta del lavoratore stesso ed in un grado molto elevato di fiducia e fidelizzazione verso l’azienda.

Le nuove tecnologie favoriscono il cambiamento

L’Osservatorio Smart Working in Italia del Politecnico di Milano ha quantificato il valore dell’adozione di modelli di smart working in 27 miliardi di Euro come aumento della produttività aziendale, e in 9 miliardi di Euro come riduzione dei costi fissi. Dal lato dei lavoratori, si otterrebbe un risparmio di 4 miliardi di euro con il telelavoro e alla riduzione degli spostamenti.

In Italia l’attuazione di questi nuovi modelli organizzativi è in ritardo rispetto al resto d’Europa, ma in crescita. Le previsioni  sono che, entro il 2015,  un’impresa su tre consentirà ai dipendenti di utilizzare per motivi professionali i propri strumenti di comunicazione personali. Un grande aiuto al nuovo percorso smart viene dato dalle tecnologie IT: device mobili come smartphone, tablet, pc portatili che consentono oramai di lavorare da qualsiasi posto.

Anche i sistemi di social collaboration, come i forum e blog, le chat, web conference, i sistemi di unified communication&collaboration come la condivisione dei documenti, sono ormai nuove metodologie di lavoro adottate in tutte le realtà aziendali evolute. Il ddl inoltre tutela chi sceglie lo smart working sotto il profilo economico e normativo che non deve essere inferiore a quello degli altri addetti che lavorano in azienda. Conteranno dunque i risultati che il dipendente porta nel suo lavoro, gli obiettivi raggiunti, indipendentemente dal dove siano stati perseguiti.

Smart working: benefici e perplessità

Di fronte a tutti questi aspetti positivi e ai benefici dello smart working quali sono le perplessità e le principali criticità che vengono rinvenuti nel lavoro smart? Fondamentalmente la paura di “perdere punti” rispetto ai colleghi che restano stabilmente in ufficio: perdita di know-how, di contatto con il resto del team, di considerazione da parte del capo,  a differenza di chi è disponibile full time in azienda, e che potrebbe far quindi più velocemente carriera. Aggiungiamo che le donne già si sentono “a rischio”  per le assenze dovute alla maternità. 

Potremmo dire che innanzitutto manca la cultura del lavoro flessibile, e regna la convinzione che lavorare in ambienti esterni all’ufficio significa “lavorare meno”. E’ necessario un approfondimento a livello aziendale dei benefici dello smart working e di questi nuovi sistemi organizzativi, soprattutto nelle PMI che poco conoscono o non sono al momento interessate. Benefici non solo di produttività e risparmio sui costi, ma anche come incentivi fiscali e contributivi che la legge sulla Stabilità, alla quale il ddl è collegato, prevede per la contrattazione di secondo livello. 

Grandi realtà come  American Express Italia utilizzano già dal 2014 metodi smart. Un ruolo importantissimo in questo processo di nuove vision d’impresa tocca ai responsabili HR. E’ necessario che gli HR uniscano sia il personale che il management nelle sinergie che possono essere create dall’essere smart da entrambi i lati, per arrivare ad una logica “win-win” per tutti: aziende più snelle e flessibili, lavoratori più felici e produttivi.

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