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Addetto selezione del personale: le 6 doti immancabili

Il processo di ricerca e selezione del personale è caratterizzato da un susseguirsi di passaggi delicati in cui è doveroso porre la massima attenzione. Stare attenti ed essere meticolosi però non è sufficiente, in quanto selezionare il capitale umano sul quale dovrà poggiare la crescita, lo sviluppo e il futuro di un’azienda è tutt’altro che un lavoro leggero: una distrazione, un errore di comprensione, una leggerezza, una scelta avventata durante la ricerca del personale possono trasformarsi in vere batoste per l’impresa. Sbagliare un’assunzione significa infatti andare incontro a numerosi inconvenienti: il nuovo assunto, inadatto al suo ruolo, può rallentare il lavoro dell’intero team, effettuare pesanti errori, vanificare percorsi di formazione e ledere l’immagine aziendale. Una volta allontanata o ricoloccata questa risorsa, inoltre, sarà necessario dare il via ad un nuovo processo di recruiting, con tutti i costi che questo comporta in termini di tempo e di denaro. Per questo, dunque, quello dell’addetto selezione del personale è un ruolo di importanza cruciale, che può influenzare concretamente l’andamento di un business. E sempre per il medesimo motivo, l’addetto alla selezione del personale deve saper sfoggiare competenze e qualità non comuni, per capire in modo preciso e veloce chi si trova di fronte, di volta in volta. Quella del recruiter è dunque una figura molto articolata, che deve unire ad una spiccata capacità di analisi del fattore umano delle conoscenze specifiche relative ai più diversi contesti professionali in cui si trova ad operare. Ma quali sono, dunque, le qualità che un addetto alla selezione del personale deve assolutamente avere?

Il lavoro dell’addetto selezione del personale

Prima di guardare a quali sono le effettive doti di un addetto selezione del personale è senz’altro utile ripassare sinteticamente quali sono le fasi del suo lavoro, in quanto dall’esterno alcuni passaggi potrebbero risultare ignoti. Per inserire un individuo in azienda in modo efficace, infatti, non è sufficiente pubblicare un annuncio di lavoro e procedere alla scrematura progressiva dei candidati. La prima azione dell’addetto selezione del personale compie per dare il via alla ricerca è quella dell‘analisi della posizione lavorativa in questione: solo in questo modo, infatti, è possibile essere certi di poter individuare con sicurezza il migliore e il più preparato dei talenti. Alla redazione della Job Analysis contribuiscono delle interviste interne all’azienda, lo studio dell’organigramma aziendale e l’osservazione diretta dell’impresa. Quando la Job Analysis è completa, il selezionatore può procedere alla realizzazione e alla pubblicazione della Job Description, la quale sarà ovviamente la più precisa possibile, per poter così attrarre solo i candidati effettivamente vicini a quello che è il profilo del candidato ideale. Al termine delle operazioni preliminari, l’addetto selezione del personale dà il via alla fase del reclutamento vero e proprio: dopo aver scremato la rosa dei curricula pervenuti attraverso un’attenta attività di screening, si procede ai colloqui conoscitivi, durante i quali vengono approfondite le competenze, le esperienze, la personalità e le attitudini dei candidati. Ma quali sono le qualità che un selezionatore deve assolutamente vantare per poter affrontare al meglio questo processo di ricerca e di selezione del personale?

Le sei qualità fondamentali dell’addetto selezione del personale

1) Empatico

Un addetto selezione del personale non si trova ad analizzare componenti meccanici o tabelle, no, un recruiter analizza e confronta delle persone. Per questo, per svolgere in modo efficace questa importante mansione, è necessario essere in grado di porsi automaticamente nella situazione di un’altra persona, pur senza farsi trascinare dall’emozione. In una sola parola, dunque, un addetto alla selezione del personale deve essere empatico. É normale, infatti, che i candidati siano più o meno nervosi al momento del colloquio: per questo è necessario che chi si ritrova seduto dall’altra parte della scrivania sia in grado di stabilire immediatamente un contatto umano, per mettere a proprio agio il candidato, pur senza lasciar cadere il velo della professionalità. Solo in questo modo, infatti, è possibile avviare un processo di comunicazione costruttivo al fine di analizzare con dovizia di particolari ogni singolo candidato.

2) Onesto

Il selezionatore lavora ovviamente per l’azienda, ma questo non vuol dire che, al momento del colloquio, non debba dare il proprio meglio anche per il candidato. Questo significa che la comunicazione deve essere chiara, trasparente, onesta e schietta: il posto vacante deve essere presentato in termini realistici, e nessuna falsa speranza deve essere instillata nel candidato. Oltre a tutto questo, un buon recruiter non si dimentica mai che un colloquio di lavoro non è una comunicazione unidirezionale: ogni candidato deve poter fare delle domande, e l’addetto alla selezione del personale deve essere in grado di rispondere in modo attivo, eliminando ogni possibile svogliatezza. Per il recruiter potrebbe essere solo l’ultimo dei tanti colloqui della giornata, ma per il candidato – e per l’azienda – quel momento è cruciale.

3) Professionale

Come si è intuito nei primi due punti di questo elenco, la professionalità del recruiter non può mai venire meno. Nessun comportamento inappropriato deve arrivare in superficie, nemmeno nel più complesso dei colloqui. Questo comporta dunque relazionarsi in modo professionale, empatico ma allo stesso tempo distaccato ad ogni singolo candidato.

4) Preparato

Come anticipato, i candidati possono fare delle domande al selezionatore durante il colloquio. Anzi, nella maggior parte dei casi, i candidati sono invitati a porre tutte le questioni del caso. Da questo consegue il fatto che il selezionatore deve essere in grado di rispondere in modo completo e corretto ad ogni domanda, e questo presuppone ovviamente un alto livello di preparazione sulla professione ricercata, sul contratto proposto, sull’azienda e via dicendo.

5) Cauto

La nostra natura ci porta a caricare di significato la prima impressione, e questa possibile leggerezza viene rincarata dall’importanza che affidiamo al nostro intuito. Un addetto alla selezione del personale, invece, non può assolutamente lasciarsi guidare da questi primi segnali, tenendo aperta qualsiasi possibilità fino alla fine del colloquio, quando saranno state analizzate tutte le competenze, le soft skills, le attitudini e le esperienze del candidato.

6) Attento ai particolari

I migliori recruiter sanno che selezionare candidato giusto può significare far fare un salto in avanti all’azienda. Ma per raggiungere questo scopo è necessario captare i segnali più nascosti durante i colloqui di lavoro, e questo è possibile solo a patto di avere una chiara capacità di guardare oltre le apparenze, senza peraltro limitarsi alla situazione presente. Di cosa potrà avere bisogno l’azienda tra un anno? E cosa sarà in grado di fare questo specifico candidato tra cinque anni? Essere un buon addetto alla selezione del personale significa annotare dettagli che altri semplicemente non potrebbero vedere. Ma questo tratto, ovviamente, nasce dall’esperienza.

 

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