Mobility Manager: chi è e quanto guadagna

 

Nell’ultimo periodo il dibattito sull’ambiente, sui cambiamenti climatici e sugli investimenti da mettere in atto per creare un sistema produttivo e di sviluppo industriale florido, che sia anche eco-sostenibile, è al centro di diversi tavoli di discussione.

Il contributo di una figura controversa come Greta Thunberg e i vari annunci dei Governi nazionali, come il “Green New Deal” e gli incentivi alle vetture elettriche, hanno messo al centro dell’attenzione la sostenibilità della mobilità dei dipendenti che si recano in azienda per lavoro ogni giorno.

È un problema che spesso è stato sottovalutato, ma che ora è regolato da una figura aziendale chiamata Mobility Manager.

Questa figura ha un compito delicato e molto complesso, che può fare la differenza dal punto di vista della produttività aziendale e dell’impatto ambientale.

Mobility Manager: chi è?

Il Mobility Manager è una figura aziendale che nasce con il preciso compito di regolare e di ottimizzare gli spostamenti da casa a lavoro dei dipendenti dell’azienda. Questa figura professionale è nata a seguito  del D.M del 27 Marzo 1998, che regolava il traffico nelle aree urbane con l’obiettivo di renderlo più sostenibile.

In questo periodo di maggiore attenzione alle tematiche ecologiche, il ruolo del Mobility Manager è messo ancora più al centro dell’attenzione, anche per la necessaria regolazione del flusso di persone in strada nella ripartenza post lockdown.

Compito di questo manager è redarre un documento, chiamato “Piano degli spostamenti casa-lavoro” (PSCL), che regola gli spostamenti dei dipendenti nel tragitto. È necessario redigere questo documento una volta l’anno, soprattutto per riuscire a inserire le varie spese nel budget aziendale.
La prassi in diverse aziende è quella di prepararlo alla fine dell’anno, in modo da pianificare in anticipo gli spostamenti dell’anno successivo.

Lo scopo alla base di questo documento, è quello di disincentivare l’uso dei mezzi privati (auto o moto di proprietà) a favore del car-sharing o di promuovere l’uso di mezzi di trasporto aziendali (come i pullman, che prevedono diverse fermate per andare a prendere i dipendenti e portarli tutti insieme sul luogo di lavoro), così come quello di gestire correttamente i trasporti per evitare le ore di punta e possibili ritardi a causa del traffico.

Quali aziende devono avere un Mobility Manager?

Il decreto D.M del 27 Marzo 1998 legifera che tutte le imprese ed Enti pubblici con unità locali che contano più di 300 dipendenti, devono inserire nell’organico questa figura professionale.

Il decreto del 25 novembre 1994 ha legiferato che una serie di Comuni, che sono sede di aziende e dove è registrato un concreto rischio di inquinamento atmosferico (indicato anche nei siti delle Regioni e al centro di un dibattito sul possibile collegamento con i casi di Coronavirus, specialmente in Lombardia), debbano mettere le ditte nella condizione di dover integrare questo manager nell’organico aziendale, per fare in modo di redigere un PSCL e di ottimizzare tutti gli spostamenti. Scopo di questo decreto è quello di ridurre le emissioni e migliorare la qualità dell’aria.

Successivamente, tramite il decreto CDM del 13 Maggio 2020, si è esteso l’obbligo di assumere il Mobility Manager per tutte le aziende con più di 100 dipendenti e che sono localizzate:

  • in un capoluogo di Regione;
  • all’interno di una città metropolitana;
  • in un capoluogo di Provincia;
  • in città con più di 50.000 abitanti.

Si tratta di una misura necessaria sia per evitare assembramenti in strada per il lockdown, che per migliorare la qualità dell’aria.

Cosa fa il Mobility Manager?

Il ruolo di questo manager è quello di ottimizzare il trasporto dei dipendenti nel tragitto da casa a lavoro, in modo da assicurare che arrivino puntuali. Al tempo stesso, deve garantire la soluzione più vantaggiosa per l’azienda.

Ci sono tre tipi diversi di manager:

  1. Mobility Manager aziendale: assunto dall’azienda che deve ottimizzare il PSCL e ha il compito di trovare la miglior soluzione in base al rapporto costi/benefici.
  2. Mobility Manager di Area: svolge principalmente l’attività di controllo e assistenza dei manager aziendali. Lavora negli Enti pubblici e tra le sue mansioni c’è anche l’opera di divulgazione di questa figura, oltre che di tematiche ambientali.
  3. Mobility Manager scolastico: ha il compito di gestire l’arrivo degli alunni e del personale a scuola.

 

Quanto guadagna il Mobility Manager?

Non esiste uno stipendio fisso per il Mobility Manager. Ci sono diverse variabili che entrano in gioco, come le dimensioni dell’azienda per cui si lavora e il numero di dipendenti da gestire.

Per fare una stima, si può dire che lo stipendio può variare ampiamente tra i 40.000€ e i 100.000€ lordi annui, valore raggiunto per le posizioni ricoperte nelle aziende più importanti (o per Enti pubblici strategici e indispensabili).

Bisogna comunque precisare che sono delle cifre indicative e che in sede di trattativa dovranno essere discusse nei dettagli assieme agli eventuali bonus.

Come si diventa Mobility Manager?

Al momento, non ci sono Università italiane che offrono un corso di laurea specifico per diventare Mobility Manager. Tuttavia è possibile specializzarsi con Master e Corsi di formazione appositi.

Le capacità e conoscenze ritenute necessarie sono:

  • conoscenze di Marketing;
  • saper usare in modo efficace la comunicazione;
  • conoscere la logistica aziendale e la situazione dei mezzi pubblici e del traffico nella città dove si lavora;
  • possedere ottime doti organizzative;
  • avere la capacità di risolvere immediatamente ogni tipo di problematica.

Questo ruolo non è semplice come sembra. Comprende una grande responsabilità: assicurarsi che i lavoratori arrivino sempre puntuali e valorizzare l’immagine dell’azienda, grazie al suo impegno costante nella riduzione dell’impatto ambientale degli spostamenti dei dipendenti.

Grazie alla nuova consapevolezza sul problema dell’ambiente, il Mobility Manager è ormai una figura irrinunciabile nella stragrande maggioranza delle aziende italiane.

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