Mercato del lavoro e occupazione, chi sta pagando l’attuale crisi?

Probabilmente avrete saputo che le notizie sul fronte occupazione non sono confortanti, è proprio l’Istat a diffondere dati e proiezioni, con tanti settori che hanno rallentato in modo evidente, ad esempio il manifatturiero, e un gran numero di lavoratori che, loro malgrado, sono stati costretti a rimanere a casa.
Le categorie maggiormente colpite risultano essere quelle delle donne e dei giovani, ma anche gli under 50, ossia quella fascia d’età compresa tra i 35 e i 49 anni che accoglie coloro che non possono più considerarsi di primo pelo ma nemmeno anziani.
A completare il quadro ci sono un PIL pro capite bloccato ai valori dell’anno 2000 e una crescita che si prospetta essere per il 2019 addirittura negativa (-0,2%).

Cosa dice l’Istat?

La crisi è arrivata quasi inevitabilmente, in seguito alla profonda flessione che il mercato del lavoro ha subito nel corso di questi ultimi mesi, con un calo della produzione industriale e un susseguirsi di dati non proprio incoraggianti sul fronte del PIL. Dall’Istat i dati parlano di un vero e proprio rallentamento della crescita italiana e delle reali possibilità messe a disposizione dei disoccupati.
Uniche note positive sono quelle relative al fronte “over 50”, con un’occupazione che cresce a velocità doppia rispetto ai colleghi più giovani, e al lavoro autonomo, in risalita con circa 30.000 nuovi elementi. Per quanto riguarda l’ultimo punto, essenzialmente questo trend potrebbe essere spiegato andando ad analizzare sia la “necessità” di trovare alternative che la “possibilità” di sfruttare i vantaggi della flat tax.
Davanti ai vostri occhi scorrono situazioni limite, con un aumento esponenziale delle domande di cassa integrazione e disoccupazione, che riguardano spesso individui in possesso di titoli di studio adeguati alle mansioni che vorrebbero svolgere, ma carenti dal punto di vista esperienziale.
Persino la manifattura, uno dei settori che da sempre risulta essere tra i più importanti per il Paese, sta incontrando grosse difficoltà, con un indice PMI che a marzo 2019 ha raggiunto la quota di 47,4, indicativa dell’attuale situazione di contrazione.

Come affrontare la situazione per ripartire?

La grande sfida è quella di invertire questa tendenza, partendo innanzitutto dall’allineamento agli standard delle grandi potenze economiche in tema di strumentazioni all’avanguardia e nuove tecnologie. Investire per crescere, questa è la parola d’ordine, creando di fatto i presupposti per una ripresa che altrimenti non avrebbe ragione di esistere.
Ad oggi i dati ufficiali relativi alla disoccupazione pongono l’Italia davanti solo a Spagna e Grecia, una situazione inaccettabile, soprattutto viste le enormi risorse che il Paese possiede e le potenzialità inespresse dei tanti professionisti che purtroppo non vedono premiate le proprie competenze.
Per ciò che riguarda i giovani, l’obbiettivo è quello di raggiungere le cifre dei Paesi più virtuosi, come ad esempio la Germania, impegnata da anni nella messa a punto di un sistema scuola-lavoro che sia funzionale, costantemente monitorato ed efficace. Gli scarsi risultati avuti in Italia sono da ricercarsi infatti in una non perfetta attuazione dell’idea, con diversi casi di aziende che purtroppo hanno aderito al progetto solo per ottenere manodopera a basso costo.

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