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Lavorare all’estero? Ecco perché è allettante: il caso dei medici italiani

Chi vuole fare un salto di carriera, per avere maggiore soddisfazione sul lato professionale, ha molto spesso di fronte a sé due opportunità: la chiamata dell’head hunter, la persona che può effettivamente rivoluzionare la carriera di una persona oppure la possibilità di lavorare all’estero, e quindi di lasciare l’Italia per trovare fortuna oltre confine. Per qualche anno, o chissà, magari per tutta la vita. I dati lo confermano: il trend di uscita dal nostro Paese è in continuo aumento nelle prime due decadi del terzo Millennio. Nel 2018 si contavano 5,1 milioni di cittadini italiani residenti in un altro Paese, dei quali ben il 21% era espatriato negli ultimi 5 anni, e il 17% tra i 5 e i 10 anni. Ma per quale motivo così tanti italiani decidono d lavorare all’estero? Oggi prenderemo in esame e ci concentreremo sui dati relativi ai medici italiani all’estero.

I medici italiani all’estero: i numeri

Come è noto, il mondo della ricerca e selezione del personale nel settore ospedaliero è del tutto peculiare e separato rispetto a quello degli altri settori. Ed è proprio tra i medici che lavorare all’estero diventa spesso una prospettiva allettante, che spinge un numero sempre più alto di camici bianchi a cercare e ad accettare offerte di lavoro da altri Paesi. I dati della Commissione europea non lasciano del resto spazio a dubbi. Sul totale dei camici bianchi che emigrano per lavorare all’estero, il 52%  è rappresentato da medici italiani – seguiti a distanza dai colleghi tedeschi, al 19%. A riscontrare una fuoriuscita massiccia di medici è soprattutto la regione Veneto, in cui si contano ogni anno circa 80 professionisti espatriati su 1.500.
Ma quali sono i fattori che spingono i medici italiani a lavorare all’estero?

Perché i medici italiani decidono di lavorare all’estero

I fattori che spingono i camici bianchi italiani ad accettare offerte di lavoro provenienti dall’estero sono diverse. Si parla di migliori opportunità di carriera, di un maggiore peso della meritocrazia, di stipendi più alti, di turni meno duri, di benefit accessori rari in Italia. Tra le mete più gettonate ci sono per esempio gli Emirati Arabi, dove un medico italiano può mirare a una retribuzione mensile superiore ai 15.00 euro, nonché a un’abitazione compresa, a un’autista, a un interprete e a un servizio di assistenza. Ma non bisogna per forza lasciare il continente: altri Paesi ben disposti ad assumere medici italiani sono la Gran Bretagna, la Svizzera, l’Olanda, la Francia, il Belgio e la Danimarca. Quest’ultimo Paese, per esempio, è alla ricerca di urologi, di gastroenterologi, di reumatologi, di endoscopisti, di radiologi e di odontoiatri. L’offerta, per i medici italiani, è certamente allettante, con stipendi annui tra gli 80.000 e i 160.000 euro e non più di 37 ore lavorative alla settimana, nonché un corso di lingua retribuito e, in alcuni casi, l’alloggio compreso.

Visti i turni spesso massacranti a cui sono sottoposti, il blocco del turn over e le estenuanti attese di chiamata, non può stupire la fame di lavorare all’estero di tanti medici italiani. E questo è solamente uno dei settori lavorativi in cui l’offerta del lavoro dall’estero lusinga e affascina i professionisti italiani.

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