In Italia si parla di Amministratore Delegato (abbreviato AD), ma questa importante figura risponde a numerosi appellativi e sigle a seconda della zona del mondo in cui ci si trova. Dall’inglese britannico Managing Director (MD) al francese Directeur Général (DG), passando per il noto Chief Executive Officer (CEO), l’amministratore delegato è un membro essenziale del Consiglio di Amministrazione e lo si può trovare all’interno di un’azienda o di una società, indifferentemente. Il suo ruolo risulta essere centrale e fondamentale, poiché detiene in ultima analisi i poteri del consiglio e costituisce il più alto ruolo esecutivo presente all’interno di una compagnia.
Chi viene chiamato a svolgere tale delicato compito dev’essere capace di gestire situazioni tanto importanti quanto stressanti, inerenti ai vari settori aziendali, in ambito logistico, finanziario e amministrativo, nonché di guidare in modo opportuno il team di professionisti che compongono l’intero consiglio e che lavorano con lui o sotto di lui.
Le responsabilità che un amministratore delegato si trova a gestire dipendono poi naturalmente dalla tipologia di società che si trova a coordinare, la quale può essere privata, pubblica o statale, a seconda dei casi. Ovviamente esistono una serie di elementi comuni che legano tutte queste varianti di organizzazione.
- Chi è l’amministratore delegato? Di cosa si occupa?
- Il CEO secondo la legge italiana
- Quanti amministratori delegati può avere una società?
- Cosa rischia un AD?
- Quanto guadagna un amministratore delegato al giorno d’oggi?
- Lo stipendio medio dell’AD in Italia
- Quanto guadagnano gli AD nel mondo
- La proporzione tra i guadagni dei dirigenti e quelli dei dipendenti
- Come diventare un amministratore delegato?
- Chi sceglie l’amministratore delegato?
- Le mansioni principali dell’AD
- Chi può fare l’amministratore di una Srl? Come si sceglie l’AD
- Quali caratteristiche deve avere l’amministratore delegato
- Amministratore Delegato e Consigliere Delegato: differenze e ruoli
Chi è l’amministratore delegato? Di cosa si occupa?
Coloro che ambiscano a ricoprire una carica così prestigiosa devono mostrare specifiche peculiarità, tra le quali la più importante è senza dubbio l’alta preparazione. Seguono ambizione, voglia di sacrificarsi, attitudine al comando, grinta e determinazione. Da quanto emerge dalle statistiche provenienti da Google Trends, sono tantissime le ricerche giornaliere che vedono come soggetto il posto di lavoro da amministratore delegato. È la Lombardia, in tal senso fucina di grandi personaggi, la regione in cui si digita maggiormente tale espressione sui motori di ricerca, seguita a ruota da Piemonte, Lazio, Emilia Romagna e Veneto. Abruzzo, Calabria e Sicilia, occupano invece, in questa speciale classifica, le ultime posizioni.
L’amministratore delegato deve essere in grado di prendersi sulle spalle l’azienda o la società, di gestire le operazioni fondamentali, di portare al successo l’intero gruppo, di amministrare le risorse a disposizione e di interfacciarsi in modo adeguato con i clienti e le società partner. Deve inoltre avere sempre un quadro completo di quella che è la situazione del mercato attuale, sia a livello nazionale che internazionale, con un occhio di riguardo a ciò che progetta la concorrenza, in modo da escogitare prontamente le giuste contromosse.
Nelle piccole realtà imprenditoriali spesso è lo stesso proprietario o il direttore di filiale a svolgere anche il ruolo di amministratore delegato, mentre nelle grandi aziende questa figura è svolta da un soggetto differente, in genere affiancato da una serie di dipartimenti specializzati. Questi ultimi gestiscono autonomamente alcuni aspetti della strategia societaria ma devono rispondere sempre all’AD.
Il successo di un’azienda dipende in larga parte dalle capacità e dall’influenza che un amministratore delegato è in grado di garantire. Costui dà una forte impronta alla società, ne plasma il “leitmotiv aziendale”, la filosofia. Non di rado è proprio il CEO di un gruppo a diventare l’esponente più conosciuto tra tutti, un vero e proprio personaggio pubblico.
Il ruolo di amministratore delegato può naturalmente essere ricoperto sia da un uomo che da una donna, il suo lavoro è ciò che può far schizzare in alto i titoli dell’azienda in borsa, che può attirare nuovi prestigiosi clienti o far concludere importanti affari. L’esperienza maturata può aiutare un amministratore delegato a barcamenarsi al meglio tra impegni e responsabilità, ma anche l’intraprendenza e il coraggio sono utili, specialmente quando la figura di AD viene selezionata tra gli aspiranti più giovani. Ci sono naturalmente dei pro e dei contro. Gli amministratori delegati di lungo corso sono tra i preferiti dagli investitori, che vedono in loro delle figure di riferimento su cui poter sempre contare. Tuttavia, le nuove leve in questo settore sanno destreggiarsi al meglio tra gli strumenti offerti dal WEB e dalle nuove tecnologie e riescono a comprendere in toto la nuova visione smart del lavoro.
Il CEO secondo la legge italiana
Quella dell’amministratore delegato è una figura che è tratteggiata in modo piuttosto preciso dalla legge italiana. Più nello specifico, il CEO trova una definizione all’interno dell’articolo 2381 del Codice civile, contenuto nel Libro V, Titolo V, Capo V, alla sezione VI bis. Secondo quanto presente in questa normativa, il consiglio di amministrazione può delegare parte delle proprie funzioni e attribuzioni a un comitato esecutivo, o direttamente, per l’appunto, a un amministratore delegato. Ciò detto, va sottolineato che alcune attività non possono essere mai delegate, né al CEO né a nessun altro: ci riferiamo alla redazione del bilancio di esercizio, all’emissione di obbligazioni convertibili, alla redazione dei progetti di fusione e di scissione della società, dell’aumento di capitale e via dicendo.
Quanti amministratori delegati può avere una società?
Di norma si parla di un solo amministratore delegato, ma va detto che la definizione del numero degli amministratori può essere stabilita dall’atto costitutivo, oppure eventualmente dall’assemblea, la quale è chiamata anche a stabilire la retribuzione di queste figure. Ne consegue quindi che una società può avere anche più di un AD, nel caso in cui l’atto costitutivo lo preveda o nell’eventualità di una relativa delibera da parte dell’assemblea.
Cosa rischia un AD
Prima di vedere come diventare una amministratore delegato è bene anche sapere quali sono le responsabilità specifiche di questa figura, anche dal punto di vista legale. Prima di tutto, va detto che nelle società di capitale, come è per esempio un Srl, la responsabilità è sempre e in ogni caso limitata, non estendendosi in nessun caso ai beni personali degli amministratori. Questo spinge talvolta ad accettare l’incarico di AD con una certa leggerezza, senza tenere in considerazione tutto quello che è effettivamente previsto dalla legge italiana.
Bisogna quindi sapere che gli amministratori sono responsabili verso la società di tutti i danni derivanti dall’inosservanza dei propri doveri, i quali sono elencati a livello della legge e dell’atto costitutivo della società stessa. Nei casi limite una società potrebbe dare il via a una causa contro il proprio ex AD in tribunale, anche se va detto che molto atti costitutivi prevedono di risolvere internamente eventuali problematiche, attraverso arbitrati o mediazioni. Gli amministratori sono in ogni caso chiamati a rispondere delle proprie azioni nei confronti dei soci come nei confronti di terzi, come potrebbero essere dei creditori.
A cambiare leggermente le cose è arrivato il Codice della crisi d’impresa del 2019, che ha esteso la responsabilità personale dell’amministratore di Srl nei confronti dei creditori nel momento in cui il patrimonio societario non risulti sufficiente. Ne risulta che, se giudicato responsabile di azioni compiute in malafede, oppure per ignoranza della legge, l’amministratore può essere chiamato a risarcire i creditori attingendo al proprio patrimonio personale.
Quanto guadagna un amministratore delegato al giorno d’oggi?
Il quantitativo di tempo che un amministratore delegato dedica alla propria azienda è elevatissimo, per non parlare dell’impegno, dei numerosi viaggi, del suo essere sempre presente e delle molteplici responsabilità. È necessario perciò dare il giusto valore a tutto questo, riconoscendo all’AD uno stipendio congruo alle energie spese, sia fisiche che mentali.
Ma in che modo, e come viene deciso lo stipendio dell’amministratore delegato? Come è noto, il guadagno dell’AD dipende prima di tutto dalle dimensioni dell’impresa sotto di lui. Ma non solo: anche la struttura proprietaria e il settore economico hanno un ruolo importante nella definizione della sua retribuzione complessiva. In linea di massima, lo stipendio dell’amministratore delegato viene deciso dal Consiglio di Amministrazione, oppure dall’assemblea dei soci, all’atto della nomina. Entrando nel dettaglio, la partecipazione dell’AD alla delibera con cui il CdA stabilisce la di lui remunerazione, viene annullata soltanto nel caso in cui questa – così come stabilito dall’ex articolo 2391 del CC – porti alla creazione di compensi sproporzionati o ingiustificati.
Va sottolineato che i guadagni di un AD possono essere composti da diverse voci: nella maggior parte dei casi si parla di una di una parte fissa, alla quale vanno a sommarsi dei bonus per la produzione, delle quote sui profitti, dei benefit, di premi in azioni e quant’altro.
Lo stipendio medio dell’AD in Italia
In riferimento allo stipendio medio di un CEO si parla spesso di cifre che si aggirano attorno al milione di euro l’anno, ma esistono ovviamente casi in cui questa somma viene superata o risulta essere più bassa. Guardando al panorama italiano, che come è noto è costellato soprattutto da imprese piccole e medio-piccole, lo stipendio medio di un amministratore delegato è di circa 65-85.000 euro all’anno.
Per avere una visione chiara dello stipendio di una amministratore delegato in Italia è bene valutarlo a partire da una conoscenza dei dati relativi ai più generali stipendi dei dirigenti italiani. Stando a uno studio Mediobanca, nel nostro paese un dirigente guadagna mediamente 220mila euro. All’interno di questo gruppo però i guadagni variano enormemente in base al ruolo. Se un presidente guadagna in media 458 mila euro – con punte fino a 7 milioni di euro – un vicepresidente può puntare alla metà. I semplici consiglieri invece si fermano intorno ai 77mila euro di media.
A darci una prima stima sullo stipendio medio dell’amministratore delegato è il medesimo rapporto di Mediobanca, che ci dice che in Italia gli AD vantano una media di 849mila euro. Concentrando lo sguardo sui primi 10 top manager italiani, la media si alza a 9,59 milioni di euro. Altri dati utili si possono ricavare da uno studio Assonime a partire da dati Istat. Qui si scopre che lo stipendio medio degli amministratori di società quotate in borsa si aggira intorno ai 236 mila euro, senza però andare a considerare la parte della retribuzione rappresentata e legata all’andamento delle azioni. Restringendo lo sguardo sugli AD, nel 2020 i compensi medi sarebbero stati in media pari a 1,052 milioni di euro, peraltro con un calo del 4% rispetto all’anno precedente. Restando sulle società quotate, è possibile andare ancora più nel dettaglio, scoprendo che lo stipendio medio dell’amministratore delegato di società del FTSE MIB (le 40 imprese con la capitalizzazione maggiore), senza la componente rappresentata dalle azioni, è pari a 2,2 milioni di euro. Guardando alle aziende Mid Cap, di dimensioni media, lo stipendio medio degli AD è di circa 1,5 milioni di euro, per arrivare alla media di 542mila euro per gli AD delle società Small Cap.
Al di là dei fattori presi in considerazione finora, è noto che qual è il settore che paga maggiormente i propri AD: si parla del settore finanziario, con stipendi che arrivano a essere doppi rispetto a quelli di dirigenti omologhi di altri settori.
Quanto guadagnano gli AD nel mondo
La tendenza generale è quella che spinge verso un rialzo dei compensi degli amministratori delegati, che nel caso di aziende particolarmente importanti può raggiungere cifre assolutamente impensabili. Un esempio è quello che riguarda il noto sito di viaggi Expedia, che nel 2015 corrispose ben 94 milioni di dollari al proprio amministratore delegato Dara Khosrowshahi. Attualmente il professionista di origini iraniano-americane svolge il medesimo ruolo presso la famosissima società di trasporto automobilistico privato Uber. Tim Cook, amministratore delegato di Apple dal 2011, ha uno stipendio che si aggira invece attorno ai 16 milioni di dollari, secondo il dato aggiornato all’anno 2018.
Questi salari folli sono in parte giustificati dalla suddetta importanza attribuita alla figura dell’AD, il quale deve anche supervisionare il lavoro di figure di spicco come direttori e vicedirettori, deve convocare il Consiglio di Amministrazione nel caso si verifichino dei problemi e deve mettere a punto un piano strategico convincente e soprattutto efficiente.
Va da sé che se i risultati dovessero discostarsi troppo da quelli attesi, naturalmente in senso negativo, sarà proprio l’amministratore delegato a risponderne in prima persona, seguito a ruota dai suoi sottoposti. A tal proposito, durante l’anno produttivo, è suo compito anche concepire uno strumento che possa monitorare ogni settore in modo minuzioso. Così facendo si pongono le basi per l’assegnazione, ai vari componenti del team, di premi produzione o provvedimenti disciplinari, in base agli obiettivi raggiunti.
La proporzione tra i guadagni dei dirigenti e quelli dei dipendenti
Come si è visto, il salario di un amministratore delegato può variare enormemente di caso in caso. Una cosa però è certa: lo stipendio dell’AD, e in generale del CEO, è tale da staccare in modo definitivo ed enorme quello dei dipendenti dell’impresa controllata. La forbice tra i guadagni di chi sta all’apice della società e i semplici dirigenti è estremamente marcata, ed è del tutto spalancata guardando ai dipendenti di rango minore. Di certo si è lontani dal monito di Adriano Olivetti, il quale ricordava, durante gli anni del boom economico, che «nessun dirigente, neanche il più alto in grado, deve guadagnare più di dieci volte l’ammontare del salario più basso». E in effetti a quei tempi non si era molto lontani da questo standard ideale: l’allora amministratore delegato della Fiat, Vittorio Valletta, portava a casa uno stipendio pari a 12 volte quello dei propri operai. Le cose però sono cambiate velocemente. Si pensi che Sergio Marchionne, con il suo ultimo stipendio FCA, aveva toccato quota 9,7 milioni, guadagnando quindi 437 volte di più rispetto a un metalmeccanico. L’attuale AD di Stellantis, Carlo Tavares, nel 2021 ha invece portato a casa complessivamente 19,10 milioni di euro, pari a quasi 800 volte lo stipendio di un metalmeccanico impiegato nella stessa società.
Non meraviglia affatto quindi il fatto di scoprire che il sogno nel cassetto di tanti manager sia proprio quello di puntare alla carica del CEO o dell’AD, un’impresa che però riesce a pochi, a pochissimi. Come fare nel concreto per diventare amministratore delegato in Italia?
Come diventare un amministratore delegato?
Di certo lo stipendio dell’AD può attirare l’attenzione di tanti: come si diventa un amministratore delegato? Non si parla peraltro unicamente di uno stipendio maggiore, ma anche di un maggiore prestigio, e di una spendibilità più duratura nel tempo del proprio ruolo. Va peraltro detto che chi diventa amministratore delegato ha di fronte a sé tante altre preziose opportunità: diventare membro o presidente di consigli d’amministrazione, diventare advisor o temporary manager, o ancora, fare leva sulla credibilità ottenuta negli anni per dare il via a un’impresa personale. D’altro canto, le responsabilità dell’amministratore delegato sono enormi: egli è chiamato a rispondere del proprio operato nei confronti non solo della società, ma anche dei soci, dei creditori social e dei terzi coinvolti, con responsabilità non solo civili e amministrative, ma anche penali.
Il percorso per diventare CEO, in ogni caso, non è per tutti uguali. Stando a uno studio condotto nel 2017 da McKinsey, effettuato analizzando per un anno i mutamenti all’interno di 600 aziende, l’85% dei CEO arriva a tale posizione partendo da posizioni analoghe. Solo nel 15% dei casi si tratta quindi in tutto e per tutto di professionisti che abbracciano per la prima volta questo ruolo: nella maggior parte di questi casi, la posizione precedente è quella di CFO. Non di rado, poi, a diventare CEO sono i CTO o i CMO, soprattutto nei casi in cui sono in corso dei periodi di transizione tecnologico. E c’è di più: i CFO che diventano CEO, nel 90% dei casi, effettuano una transizione interna. Non va poi trascurato un altro percorso abbastanza diffuso, per quanto non maggioritario, per diventare amministratore delegato: molti CEO arrivano a questa posizione passando dall’area vendite. Il Direttore Commerciale è infatti da sempre uno dei candidati naturali alla posizione di AD.
Per quanto riguarda gli aspetti chiave che gli head hunter cercano in un nuovo amministratore delegato, non ci sono dubbi: deve essere un professionista carismatico ed esperto, capace di influenzare il cambiamento dell’organizzazione in modo netto, partendo da una grande obiettività di fondo nella valutazione della situazione. Chi sa di avere queste carte, ma nom trova una possibilità di crescita all’interno della propria azienda, può guardare anche al mondo delle startup, mettendo a disposizione degli startupper la propria esperienza come COO o come CEO.
Chi sceglie l’amministratore delegato?
Come si arriva alla nomina dell’amministratore delegato? Ebbene, alla scelta dell’AD è possibile giungere percorrendo due strade diverse: al di là del lavoro di un head hunter per cercare un professionista esterno, o dei vertici per individuare il miglior professionista interno, si può passare a un’apposita deliberazione del consiglio di amministrazione oppure a una nomina diretta da parte dei soci, in sede di atto costitutivo della società.
Le mansioni principali dell’AD
Cosa fa nel concreto un amministratore delegato? Descrivere la quotidianità di un CEO, e soprattutto di un CEO di una società importante, non è affatto facile. Possiamo però affermare che le principali responsabilità del CEO sono:
- Dirigere e guidare manager e dipendenti per aumentare l’efficacia aziendale
- Individuare e perseguire l’obiettivo chiave dell’azienda
- Formulare un piano strategico per la crescita
- Monitorare regolarmente i progressi e i risultati ottenuti
Chi può fare l’amministratore di una Srl? Come si sceglie l’AD
Una Srl è una Società a Responsabilità Limitata. La dirigenza, il management e la rappresentanza di un’azienda come questa può essere assegnata sia ad un amministratore unico (può essere uno dei soci o un professionista esterno), che a più persone (può rappresentare uno dei soci o terze persone).
La decisione su quale sia la figura (o le figure) a cui affidare l’amministrazione della società spetta ai soci. Nel caso in cui in cui venissero nominate più persone, queste faranno parte del consiglio di amministrazione.
Quali caratteristiche deve avere l’amministratore delegato?
La legge italiana prevede che l’amministrazione di una Srl sia affidata ad uno dei soci. O a più soci. Eppure, nell’atto costitutivo della società può essere anche inserita una clausola che preveda la possibilità di nominare come amministratore anche una figura che non ricopra il ruolo di socio. Come, ad esempio, un lavoratore dipendente dell’azienda o un professionista esterno.
La persona fisica che assume questo compito deve avere determinate caratteristiche:
- essere maggiorenne o minore emancipato(precedentemente autorizzato all’esercizio di impresa);
- essere in possesso di tutte le capacità giuridiche e di azione;
- non deve avere delle situazioni di incompatibilità assoluta con l’incarico affidatogli
Nel caso si trattasse di una persona giuridica, invece:
- la società che assume il ruolo di amministratore deve nominare un rappresentante che disponga delle peculiarità tipiche delle persone fisiche che abbiamo riportato in precedenza;
- il rappresentante della società amministratore si deve assumere i carichi civili e penali previsti per le persone fisiche, non dimenticando la responsabilità solidale della persona giuridica;
- la formalità pubblicitaria per l’amministratore sono estese anche al rappresentante nella forma di persona fisica.
Amministratore Delegato e Consigliere Delegato: differenze e ruoli
Quali sono le differenze tra Amministratore Delegato e Consigliere Delegato? Queste due sono figure molto importanti all’interno di una grande azienda. In che modo differiscono? Visto chi è l’AD e come diventare amministratore delegato può certamente essere utile dare un’occhiata anche al ruolo del consigliere.
Che cosa fa il consigliere di amministrazione?
Per capire la differenza tra Amministratore Delegato e Consigliere delegato è utile ripassare velocemente la natura del Consiglio di Amministrazione. Il CdA è l’organo collegiale che fa parte dell’azienda a cui viene affidato il management della società per azioni e di tutte le altre aziende il cui organigramma e la cui disciplina è modellata sulla base di una Spa. Il Consigliere di amministrazione è, pertanto, uno dei professionisti che fanno parte del board. Insieme al resto del team, avrà il compito di attuare le giuste strategie logistiche, amministrative, economiche e di management utili per portare il gruppo al successo.
Che ruolo ha il Consigliere?
All’interno dell’organigramma aziendale è possibile trovare diverse figure, tra le quali l’AD, il CEO o l’MD a cui viene assegnato il ruolo di membro del CdA come capo superiore dell’intero management dell’impresa.
Per dovere di cronaca, tuttavia, dobbiamo precisare che la principale differenza tra Amministratore Delegato e il Consigliere Delegato è che in alcuni casi si distinguono come due persone diverse, poiché quest’ultimo fa sì parte del CdA ma assume una delega più limitata rispetto al primo. Le sue competenze, ad esempio, possono essere specifiche di una determinata funzione aziendale e non di tutte.
L’AD e il Presidente del CdA
Il ruolo di Amministratore Delegato non deve essere confuso nemmeno con quello di Presidente del Consiglio di Amministrazione. Quando un’azienda decide di nominare un professionista conferendogli il ruolo di AD, infatti, quest’ultimo dovrà svolgere un ruolo di rappresentanza della società. Non solo. Tra le sue funzioni ci sono quelle politiche e di garanzia riguardo all’assemblea degli azionisti (o dei soci).
Il Presidente del CdA, invece, è colui che si occupa di convocare il Consiglio di Amministrazione, determina l’ordine del giorno, coordina il team e si occupa affinché tutte le tematiche dibattute durante la riunione giungano ai consiglieri.
Conclusioni
Si è quindi visto che l’Amministratore Delegato è un membro essenziale all’interno del Consiglio di Amministrazion, e che la sua figura può essere presente sia all’interno di una società che in un’azienda. La sua posizione è fondamentale perché rappresenta il più alto ruolo esecutivo di una compagnia, essendo di sua responsabilità l’ultima analisi in termini di poteri del CdA. Desideri diventare un amministratore delegato? Possiamo aiutarti a rendere più appetibile il tuo profilo, con delle consulenze di personal branding per figure manageriali.
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