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Contributi previdenziali, cosa sono e come gestirli

Cambiare lavoro è un passo decisivo per tutti. Ogni lavoro ha le sue responsabilità e viene scelto in base alle proprie esigenze personali, che sia la carriera, la situazione familiare, l’esigenza di lavorare. In ogni caso, quando si tratta di un nuovo lavoro o di un nuovo inserimento è indispensabile considerare l’aspetto previdenziale sin dal principio e avere un quadro ben chiaro della propria situazione pensionistica.

 

Costruire la pensione non sembra una cosa a cui dover pensare a inizio carriera, ma si tratta di un aspetto fondamentale in quanto ogni lavoratore dovrà versare dei contributi previdenziali. Sono i contributi versati che determineranno il diritto alla pensione e il versamento della stessa.

 

Il tema contributivo sembra essere molto complicato, questo perché dipende dalle proprie esigenze di lavoratore dipendente o autonomo. Una cosa importante, in questo caso, è essere consapevoli delle variabili in gioco e scegliere la soluzione più adatta a sé. Le normative previdenziali si evolvono: oggi la gestione è facilitata così come il cumulo e l’aggregazione dei contributi di diverse gestioni previdenziali.

 

Come funziona il sistema pensionistico italiano

 

Non bisogna pensare alla fine della carriera come un periodo di stasi. Riflettere oggi sugli aspetti pensionistici permette di conoscere più nel dettaglio cosa si desidera fare nell’ultima parte di carriera. Il periodo pensionistico può rappresentare un periodo fatto di esperienze e conoscenze utili da rilanciare nel mercato. Trasmettere alle nuove generazioni un know-how corposo può essere indispensabile così come il profilo può essere utile alle aziende multicanale che necessitano di persone con esperienza e con una buona dose di flessibilità.

 

I contributi versati dal lavoratore non sono fondi statici, congelati fino all’arrivo del periodo pensionistico. Il sistema pensionistico italiano è un sistema a ripartizione, basato cioè su un patto intergenerazionale che garantisce un equilibrio tra entrate e uscite, in altre parole, attraverso i contributi gli attuali lavoratori sostengono le prestazioni pensionistiche di quanti sono già andati in pensione; a propria volta, questi cittadini vedranno quindi pagate le proprie pensioni grazie ai giovani lavoratori del futuro, e così via.

 

Esistono 5 tipi di contributi previdenziali:

 

  • obbligatori, quelli che, in poche parole, sono a carico del datore di lavoro del lavoratore dipendente e versati in maniera obbligatoria. I lavoratori autonomi o liberi professionisti devono versare in maniera autonoma alla propria cassa previdenziale questi contributi.
  • figurativi, sono pagati direttamente dall’ente di previdenza e hanno lo scopo di coprire i casi in cui il lavoratore si trova nell’impossibilità di lavorare, come ad esempio la malattia, la maternità, la disoccupazione, etc.
  • volontari, cioè versati dal lavoratore di sua iniziativa dietro autorizzazione dell’ente di previdenza magari per aumentare il valore della pensione, oppure per raggiungere prima il numero di anni di contribuzione necessari per ricevere finalmente un certo tipo di pensione.
  • da riscatto, sempre volontari, servono a coprire il periodo in cui non vi è l’obbligo di contribuzione.
  • da ricongiunzione, per chi ha svolto più lavori e consentono di raggiungere la somma dei versamenti effettuati durante la vita lavorativa.

 

Tutte queste caratteristiche sono essenziali per conoscere il funzionamento del sistema retributivo e per prestare particolare attenzione ad esso nel momento in cui si ricomincia a lavorare.

 

Di seguito è possibile trovare alcune specifiche di cui è necessario tenere conto dal punto di vista previdenziale in termini di vantaggi e opportunità a seconda del proprio percorso personale ed esigenze.

 

Il riscatto di laurea

 

Il riscatto della laurea consente di valorizzare ai fini pensionistici il periodo dei corsi di studio. Il riscatto può avvenire a titolo conseguito ed è esercitabile anche da individui inoccupati. Questo riscatto agevolato è utile per coloro che vogliono incrementare i periodi utili per accedere alla pensione ordinaria ma è necessario prima di tutto capire se si ottiene solo un tempo aggiuntivo o se può variare l’importo della prestazione e il relativo sistema di calcolo, prestando particolare attenzione all’eventuale superamento del massimale contributivo.

 

I contributi presi all’estero

 

La totalizzazione estera consente a coloro che hanno svolto periodi di lavoro sia subordinato che autonomo in più Paesi convenzionati di sommare i contributi a quelli accumulati in Italia ai fini della concessione previdenziale. Questa totalizzazione avviene se i periodi non sono coincidenti da un punto di vista temporale, e sono concessi se superiori a un anno. Questa totalizzazione può richiedere una certa attenzione per avere una visione d’insieme e capire quale periodo conviene effettivamente totalizzare.

 

Attenzione al nuovo contratto

 

È indispensabile, nel momento in cui si sta per instaurare un nuovo contratto di lavoro, fare attenzione affinché questo non vada ad intaccare la storia previdenziale già maturata. Non è il caso dei lavoratori autonomi la cui forma contrattuale non penalizza il progresso previdenziale maturato, quanto piuttosto potrebbe fare una formula da dipendente con retribuzione inferiore.

 

Utilizzo della Rendita Integrativa Temporanea Anticipata

 

Conosciuta come RITA consiste nell’erogazione frazionata di tutto o di una parte del contributo accumulato e ha durata dal momento della richiesta fino al conseguimento dell’età anagrafica prevista per la pensione di vecchiaia nel sistema pensionistico obbligatorio di appartenenza. La Rendita Integrativa è richiedibile in alcuni casi di discontinuità professionale e di disoccupazione involontaria oltre i 24 mesi dal momento in cui non mancano più di 10 anni al raggiungimento del requisito pensionistico di vecchiaia. È importante sapere se la RITA conviene a livello di ritenute, per questo esistono online degli strumenti per calcolarla oppure è possibile rivolgersi a un esperto.

 

Conclusione

 

Non è da escludere anche la possibilità dei più giovani di valutare l’adesione alla previdenza complementare facendo confluire anche il proprio tfr in vista della concessione della RITA per compensare il tasso di sostituzione dell’importo pensionistico rispetto all’ultima retribuzione. L’adesione è di tipo volontario, e il lavoratore, entro sei mesi dalla nuova assunzione, può decidere se destinare le quote di tfr ancora da maturare ad una forma pensionistica complementare.

 

Ci sono molti aspetti da salvaguardare all’ingresso dell’attività lavorativa, o per coloro che tornano a lavoro dopo molto tempo. I contributi pensionistici possono sembrare lontani ma è indispensabile conoscere gli aspetti legislativi sin da subito per non arrivare alla pensione impreparati e vanificare gli sforzi di tanti anni di lavoro. Si tratta di un argomento complesso di cui è importante conoscere tutte le sfaccettature.

 

Per questo motivo abbiamo messo a disposizione dei servizi informativi che possono indirizzare e sostenere le persone che lo desiderano lungo questo percorso, servizi che si adattano alle esigenze e necessità di ogni singola persona e destinati ad approfondire un aspetto fondamentale della vita lavorativa che troppo spesso viene tralasciato.

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